Portabilità dei dati personali: ecco cosa sapere
Il GDPR ha messo in primo piano diversi diritti per gli interessati al trattamento dei dati personali. Tra i tanti, è possibile citare il diritto alla portabilità dei dati. Di cosa si tratta? Come si applica? Scopriamolo assieme nelle prossime righe di questo articolo.
Portabilità dei dati: di cosa si tratta?
Il diritto alla portabilità dei dati personali da parte dell’interessato è disciplinato dall’articolo 20 del GDPR. Di cosa si tratta di preciso? Della possibilità di ricevere dal titolare del trattamento i propri dati personali in formato strutturato o, in generale, leggibile da un dispositivo automatico. Chiarito questo aspetto, vediamo quali sono i dati interessati da questo nuovo diritto introdotto nel 2018.
Dati personali: quali possono essere oggetto di portabilità?
Per inquadrare in maniera completa i dettagli relativi a questo nuovo diritto, è doveroso rammentare che è possibile applicarlo ai dati personali che sono stati forniti dall’interessato al titolare in situazioni in cui la base giuridica per il trattamento degli stessi risulta legata a misure precontrattuali richieste dall’interessato. Un altro caso degno di nota quando si parla di diritto alla portabilità dei dati riguarda i frangenti in cui si ha a che fare con l’esecuzione di un contratto in cui l’interessato risulta parte. Fondamentale in quest’ultimo caso è che il trattamento dei dati sia svolto con mezzi automatizzati.
Diritto di portabilità vs diritto di accesso
Per comprendere meglio le peculiarità di questo diritto, è basilare sottolineare la sua differenza con quello di accesso ai dati personali. Nel caso appena citato, il punto di riferimento nel Regolamento Europeo è l’articolo 15.
Quanto costa la portabilità dei dati personali?
Quanto costa la portabilità dei dati personali? Il Regolamento Europeo prevede che l’interessato abbia la possibilità di esercitare il diritto a cui stiamo dedicando questo articolo gratuitamente. L’unica eccezione è data dalle circostanze in cui è presente un rimborso spese legato, per esempio, all’acquisto di un DVD come supporto per i dati stessi. Un capitolo che è basilare aprire riguarda le situazioni in cui si ha a che fare con richieste infondate e ripetitive (circostanze in cui si può valutare l’addebito dei costi). A tal proposito, è bene precisare che la valutazione sui criteri in questione deve essere fatta considerando il caso del singolo interessato. Non si può, infatti, muoversi tenendo conto del numero complessivo di persone che esercitano il proprio diritto di portabilità dei dati personali.
Quale formato scegliere?
Sono diversi gli aspetti dei quali tenere conto quando si parla di portabilità dei dati personali. Tra questi è possibile citare il formato migliore da scegliere. A tal proposito, è bene sottolineare che non esistono indicazioni stringenti. Spetta al titolare valutare l’adeguatezza di una determinata soluzione piuttosto che di un’altra. Per essere precisi, è bene sottolineare che esiste un formato considerato comune. Quale, di preciso? Il file CSV (Coma Separated Values, letteralmente valori separati da virgole).
Entrando nel vivo delle caratteristiche di questo file, rammentiamo che è contraddistinto dalla presenza di dati tabulari proposti sotto forma di testo. Come è chiaro dal nome, i valori che si possono leggere in ciascuna cella sono separati dal punto e virgola o dalla virgola.
Cosa sapere sulle tempistiche
Fino ad ora, non abbiamo parlato di una tematica di grande importanza quando si discute di portabilità dei dati, ossia le tempistiche. L’evasione delle richieste da parte degli interessati dovrebbe essere concretizzata in massimo un mese (si può arrivare, in alcuni casi, fino a tre). Entrando nel vivo delle linee guida del GDPR, sottolineiamo che, nell’articolo 12 del Regolamento Europeo, si parla dell’evasione delle richieste “senza ingiustificato ritardo”. In generale, l’orientamento del legislatore è quello di mettere in primo piano il massimo della tempestività. Per raggiungere tale obiettivo, è possibile ricorrere anche a sistemi di automazione. Tra questi, è possibile citare il ricorso ad API con lo scopo di ottimizzare l’interscambio delle moli di dati.